lunedì 24 gennaio 2011

AAA Divano Rosso Vendesi


Sono stato chiamato in direzione. Nell’ufficio del direttore mi accoglie un’aria densa, quasi irrespirabile. Il posacenere sulla scrivania di mogano gronda mozziconi.
Nonostante il divieto di fumare appeso in bella mostra sul muro alle spalle della scrivania, l’ufficio del capo mantiene le sue atmosfere da film anni cinquanta. Non ci si meraviglierebbe, se alla porta si affacciasse Philip Marlowe con la sigaretta all’angolo della bocca.
All’ingresso c’è Mario, il centralinista. Dovrebbe anche dare informazioni e filtrare i visitatori, ma è facile trovarlo al bar di fronte, a bersi l’ennesimo caffè. Siamo una redazione un po’ cialtrona, ma conosciamo il mestiere. Il viavai non cessa per tutto il giorno.

‒ Allora, cosa mi combina? Gesualdi si è lamentato. Il suo lavoro è approssimativo.
Il direttore mi guarda accigliato e la faccia di Gesualdi, il caporedattore della Nera, si sovrappone vendicativa sulla sua.
Io rivolgo gli occhi alle punte delle scarpe. Sento le mie guance che scottano. Sono sicuro che virano al bordò. Mi succede, quando sono a disagio. Sono quello che dicono un timido.
‒ Lo chieda al capo redattore perché i miei pezzi non passano ‒ rispondo biascicando le parole. ‒ Io faccio del mio meglio. Io... cerco di fornire tutti gli elementi per un pezzo efficace. E poi, (ho un’impennata, sapendo di essere raccomandato) ognuno ha il suo stile.
Il dottor Giunti, direttore e padrone del nostro giornale, continua a fumare, ma non mi toglie gli occhi di dosso. La sigaretta tra le sue labbra termina con una tremula colonnina di cenere. In un angolo della sua bocca sboccia un piccolo fiore bluastro, segno della dilatazione di una vena a causa del calore della sigaretta.
‒ I suoi pezzi, come li chiama lei, risultano troppo asettici, esageratamente schematici. Mancano di pathos. Non filtra alcuna emozione, e la NERA ( e la sua voce si carica di toni minacciosi) si regge sugli scossoni emotivi che riusciamo a dare anche al lettore più distratto o più menefreghista. Guardi qua: «Marito quarantenne uccide moglie e amante». E poi: «Tunisino accoltella pakistano in piazza Rodi a Verona». Titoli esangui, mi scusi il gioco di parole, (e a me scappa un risolino) come i pezzi. No, non va. Cambi  strada altrimenti se ne ritorna agli annunci economici.

Sono stato promosso da poco alla Nera. Mi ha raccomandato l’ingegner Negroni, amico del dottor Giunti. Preparo i resoconti giudiziari per il redattore. Ma imposto anche il pezzo. Le famose cinque W: WHO, WHAT, WHEN, WHERE, WHY. Un conciso promemoria per accelerarne la stesura, quando il redattore ha il blocco del foglio bianco. Per la Nera il punto più trascurabile dovrebbe essere il WHY; il perché sarebbe compito degli inquirenti. Qualche ipotesi si può azzardare con le cautele del caso, ma qui finisce il mio lavoro e tocca al redattore rivestire di adeguati panni la scheletrica creatura.
 Un lavoro oscuro il mio, ma, ne sono sicuro, la gavetta mi porterà a raccontare storie complete, prima o poi. Giuro che mi sto impegnando. Devo onorare la raccomandazione del dottor Negroni.
Fino a qualche giorno fa, il mio compito era quello di moderare l’accettazione degli annunci economici, quelli dell’inserto gratuito del sabato. Dovevo controllare che gli annunci non contenessero parole ingiuriose, contrarie alla morale, bla, bla, bla.
Mi divertivo con gli annunci. Chi pensa invece che sia noioso leggerli e registrarli, non ha capito niente. Però ha ragione chi mi prende in giro. Sì, non è un lavoro degno di un cronista, di uno che ambisce a diventare una firma. Mi dicono tutti di perseverare, ma le Firme sono spocchiose e non sono disposte a insegnarti niente, anzi ruggiscono difendendo il loro territorio come bestie rabbiose e si azzannano anche tra di loro quando qualcuno ruba l’occasione di uno scoop a qualcun altro. Un inferno questa dannata competizione.
Gli annunci invece sono una ‘piazza’deliziosa’. Non hai bisogno di andartele a cercare le storie. Le storie sono lì sotto i tuoi occhi, ammiccano, chiedono solo di essere raccontate.
Volete un esempio di annuncio? Ecco, prendete questo:
«Vendesi divano letto quasi nuovo, tre sedute, velluto rosso. Materasso incluso. Prezzo da concordare. Trasporto a carico del venditore. No perditempo.»
Vedete, io leggo e percepisco il brulichio della vita che scorre, il trapestio di un trasloco fatto o da fare. Si accavallano le voci di una famiglia di tre, facciamo di quattro persone. O magari quattro persone e un cane. In questo caso il cuscino preferito dal cane presenta di sicuro un certo logorio del velluto, una radura di forma rotondeggiante, più sbiadita. E la macchia di fango, ne vogliamo parlare? Una macchia di fango che nemmeno il K2O è riuscito mai a disintegrare.
Il cane è uno spinone, accompagna il padrone a caccia. È bravissimo a stanare la preda, ma appena il padrone spara un colpo di doppietta, lo spinone corre a rifugiarsi sotto la macchina e non ne esce più. Preferisce i cuscini del divano. Sicuramente nelle cuciture vi trovereste qualche pelo sottile, impalpabile, ma implacabile. E se invece del cane ci fosse stato un gatto? Allora il divano facilmente avrebbe sugli angoli le lacerazioni delle sue unghie. Gli angoli dei divani offrono ai gatti casalinghi una goduria senza fine. Il rumore forsennato dei loro artigli è tale che di notte il nonno, perché potrebbe esserci un nonno, nonostante la sua incipiente sordità, non riesce a dormire per quel trac trac continuo e beffardo.
Il nonno dorme nello stanzino tra la cucina e il soggiorno. È arrivato in casa da poco, da quando è morta la nonna e da solo non poteva più stare. Sapeste che liti e che discussioni in famiglia! La signora giustamente non vuole farsi carico del suocero anziano.
‒ Tuo padre qui con noi? Sei impazzito? E chi ci bada? Tu non di certo. Quindi devo farlo io. Un altro carico da novanta sulle mie povere spalle. E dove lo mettiamo?
E poi la sistemazione si è trovata. Lo sgabuzzino è abbastanza ampio per un letto, un comodino e un armadio a due ante, struttura tubolare e rivestimento di tessuto plastificato.
‒ Va bene, per me va bene ‒ ha bofonchiato il nonno.
L’aria vi arriva da un finestrino a vasistas lungo tutta la parete.
 ‒ Mi basta che ci sia un po’ d’aria ‒ ha aggiunto il vecchio, guardando il vasistas in alto con gli occhi appannati dalla cataratta.
 ‒ Papà, ‒ gli ha detto il figlio ‒ ci starai benissimo. Come un re!
E intanto pensa che l’appartamento grande di suo padre, si potrà vendere in fretta e così potrà finalmente cambiare macchina e portare sua moglie in crociera. Mamma mia, per questa crociera che ritornello! La crociera è diventata la vacanza più ambita. Pare che le amiche di sua moglie tutte abbiano provato il brivido di una crociera. Persino della crociera sul Nilo. L’hanno fatta dopo aver visto in televisione un film con un famoso investigatore con i baffetti impomatati e la scriminatura centrale. Lui, un po’ patetico, ma i vestiti delle signore erano magnifici. Ah, la belle epoque!
‒ Anche la Grazia ci è andata, figurati! La moglie non demorde.
La parole di lei sono miste di isteria e autocommiserazione e, nello stesso tempo, alludono impietosamente alle misere entrate della sua famiglia. Con lo stipendio del marito!
‒ Grazia chi? E dov’è che è andata? Fa lo gnorri lui.
Sa benissimo chi sia Grazia e con quali soldi lei e il gentile consorte si siano pagati la crociera. Lei e suo marito sono i titolari un’impresa di pulizie con una trentina di dipendenti, tutti a nero, i soliti provvidenziali extracomunitari irregolari.
Il divano rosso risuona delle risatine della figlia maggiore. Quando i genitori escono, in genere diretti al supermercato, pomeriggio del venerdì, Claudia - sì è un bel nome e anche lei è carina - fa partire lo squillo per Gianluca, il suo ragazzo.
‒ Vieni, via libera, ma fa presto! Il nonno? No, non preoccuparti, lui è nel suo sgabuzzino, dorme.
Quante risate su quei cuscini rossi! Bacini, carezze audaci, turgori sconosciuti e sobbalzi. I due, messi assieme, fanno al massimo una trentina d’anni di spensieratezza e fretta di vivere.

E poi, un giorno, finalmente si vende l’appartamento del nonno. Allora un salotto nuovo e fiammante fa il suo ingresso in quel soggiorno e il vecchio rosso glorioso divano diventa soltanto una macchia colorata nel grigio degli annunci economici.
Dalle righe stampate lancia malinconici richiami col suo colore un po’ stinto  ai lettori dell’inserto gratuito della Gazzetta di Macondo. ‘Trasporto gratuito’: quanta fretta di liberarsi della vecchia gloria!
Volete paragonare l’universo rumoroso e multiforme che si agita negli annunci economici con la noia e la prevedibilità di un resoconto di Nera?

Mi sono accorto che sto indugiando troppo. Il direttore aspetta la mia replica. Tossisco, mi metto educatamente la mano davanti alla bocca.
 ‒ Allora? Non mi faccia perdere tempo! Mi dica qualcosa di sensato? ‒ ruggisce il direttore, con la sua voce catramosa, mentre per l’agitazione della mano la cenere dell’eroica sigaretta cade senza fare rumore e si sparge dispettosa sui fogli affastellati, su una manciata di fermagli,  sulla custodia di pelle color rosso scuro di un'agenda, sul  piattino della tazzina del caffè, ormai vuota, sulla cornice in cui spicca il sorriso di una bionda signora, incantatrice. Insomma, su tutta la scrivania.
‒ Allora io, io ho fatto del mio meglio.  Se a lei non dispiace, preferirei tornare agli annunci.
La mia voce adesso è quasi un sussurro. Le mie guance un po’ più accese.
‒ Vada, si tolga dai piedi e ringrazi l’ingegner Negroni che non la sbatto fuori dal giornale adesso, qui, su due piedi! Guarda tu che razza di figura farò con l’ingegnere. Perle ai porci! ‒  inveisce il direttore.

Sul monitor del mio pc arriva l’ultimo annuncio. State un po’ a sentire: «Vendesi singola ruota di bicicletta, anno 1953. Pezzo da collezione. No perditempo.»
Sarà mica quella del campionissimo, del 

grande Fausto Coppi?

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