mercoledì 6 agosto 2014

Grappa vs Ouzo ( e una pianta di basilico)



Il viaggio è incominciato, anzi interrotto. La prima sosta è imposta dalle guerre, dalle piccole, futili guerre di posizione di due persone che si incamminano verso la meta, ma con nella mente sentieri diversi. Ogni tanto i sentieri si intersecano e allora: sosta.

L’hotel è il solito da parecchi anni: non ci chiedono più nemmeno il documento. Sanno che vogliamo una camera non fumatori. Ci siamo arrivati in macchina: è nuova, scintillante e sufficientemente tamarra per farmi immortalare al suo fianco. Poi penso che è una 4x4 dei poveri e comincia a piacermi di più. Odio i cassoni che occupano tronfi le corsie delle strade cittadine. Noi si va in Grecia: strade sterrate aspettateci! Ma giacché ci siamo, perché non acquistare un bottiglia di grappa al vicino supermercato. Farebbe il paio con quella di ouzo che abbiamo ricevuto in dono l’anno scorso dal nostro albergatore di Lesbo.




- Christofore!

Il richiamo di María, sua moglie, si fa acuto ogni qual volta lui mi si avvicina.

- Se sei italiana, Christoforos parla italiano, se sei inglese, lui parla inglese!

La mia omonima mi mette con acido garbo in guardia nel caso mi passasse qualche grillo per la testa. Il filosofo fa finta di nulla. Sorride sornione, al solito. Per questo che ha i baffi.

-María, - mi fa Cristoforos - conosci quella canzone “a casa di Irene si mangia si beve, a casa di Irene l’amore si fa”? – e rimane con la mano a mezz’aria e un sorriso estasiato sul viso.

No che non la conosco. Cosa sarebbe ‘sta casa di Irene? E quando l’avrà imparata? Svicolo.

Christoforos annaffia ogni pomeriggio, dopo il tramonto. Quando arriva sotto il mio balconcino lo sento cantare.

- “Tu mi fai girar, tu mi fai girar come fossi una bambola…"

 Scopro nei giorni che il tal “Christofore!” ha studiato in Italia. Ci è venuto per tre anni con la sua università a studiare agraria. Ora cura il giardinetto/orto del Pano Sto Kima, dal quale rubo ogni giorno basilico, menta e portulaca per insalata di patate. Questa cresce spontanea, è infestante, e tacito così le rimostranze del pudico, legalista filosofo. Scuote la testa, non è convinto.

- Tieni le mani a posto! – mi esorta, sapendo che farò a modo mio.

- Ma se gli faccio un favore! Gli ripulisco le rogge! Non vedi che lascia marcire i meloni? Per non parlare delle zucchine, le fa diventare dei mostri panciuti! Quella è la perchiazza.

Il filosofo scuote la testa. Non è convinto.

- Come sai che non è tossica?

- Tu sei figlio di impiegati, cosa ne puoi sapere di erbe?

Non gli dico che nel mio dialetto si ingiuriano così le persone di non elevata statura. Quindi io c’entro, eccome! Ma sto zitta e non gli do soddisfazione.




Insomma quest’anno con una bottiglia di grappa di Franciacorta in aggiunta al bagaglio, ci imbarchiamo a Brindisi e sbarchiamo a Patrasso, notte in Atene. Anche qui gli albergatori ci conoscono, sanno già che chiederemo di passare quasi tutto il giorno dopo  nella hall, con la Tamarra in garage fino all’ora del traghetto. Anche quest’anno ci offriranno poltrone e acqua fresca. Se mettiamo la testa fuori, rischiamo di seccarci come i tentacoli di polipo in bella mostra sui fili, davanti alle taverne isolane prima d’essere arrostiti.

Arriviamo a Samos. Facciamo conoscenza con l’isola e le sue strade tortuose. In hotel ci accoglie Despina, è incinta, suo marito è molto giovane (come lei), hanno una bambina che si chiama Smaragda ( come l’hotel e come la nonna). Dico al filosofo che può stare tranquillo. Nessuno griderà “Christofore!”

Il giardino è selvatico, un ammasso indistinto di piante diverse. Una piantina di menta piperita occhieggia seminascosta tra sgargianti ireos e irte palme, in un angolo. Ma la sera è il gelsomino che prevale, sfidando il meltemi più maleducato del solito. Da giorni.

Sul muretto troneggia il vaso di basilico che ho acquistato a Vathi. Con lui, il mio Vassili 2014, e la bottiglia in valigia, sbarcheremo a Lesbo. Preparati, Christofore!


*questa è letteratura, veh!




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