giovedì 6 agosto 2015

Riso venere: frugalità in terra ellenica.









 Esiste una Musa della cucina? No?  Non mi preoccupo, sono o non sono una cuoca prestata alla Letteratura? Mi affido a Estia, dea del focolare domestico e del fuoco uranico, che cedette il suo posto tra le divinità dell'Olimpo a Dioniso.Figlia primogenita di Crono e di Rea, la più anziana della prima generazione degli dèi dell'Olimpo. Pare fosse una tosta: rifiutò partiti di prima classe come Apollo e Poseidone. Tentarono anche di violentarla, ci provò quel porco di Priapo, ma fu salvata dal raglio di un asino. Resistette anche alle profferte seducenti di Afrodite, racconta Omero. La sua presenza in casa garantiva che ospiti, rifugiati e supplici ricevessero il sostegno della famiglia: la dea e il fuoco erano una cosa sola, punto di congiunzione del senso di comunità famigliare e civile. Il simbolo di Estia era un cerchio. I suoi primi focolari erano rotondi e così i suoi templi. Né abitazione né tempio erano consacrati fino a che non vi aveva fatto ingresso Estia, che, con la sua presenza, rendeva sacro ogni edificio. Era una presenza avvertita a livello spirituale come fuoco sacro che forniva illuminazione, tepore e calore. Una donna  potente, fiamma inestinguibile, ma una pecca l'aveva anche lei: aveva scelto la verginità per tutelare quel fagliaccoppo(leggi debosciato) di Zeus; i suoi discendenti avrebbero potuto insidiare l'Olimpico e pare che Apollo e Poseidone questo cercassero.  A me Estia piace, nessuno è perfetto.



Oggi vado sul facile, anzi facilissimo. Anzi sul declassamento persino di certi ingredienti modaioli come il riso venere. Io lo uso da prima che diventasse di moda come la rucola degli anni Ottanta: in tutte le salse. A me piace la consistenza del chicco, il profumo dell'acqua di cottura, quel sapore di pane che lo fa compagno ideale di qualsiasi pietanza.  Un riso italianissimo che viene spacciato per esotico. 

La mia ricetta.
Tre pugni di riso venere, bollito in acqua salata: calate il riso al bollore, facendo attenzione ad abbassare un po' la fiamma, pena l'esondazione dell'acqua.


Condite il riso appena scolato con: 
Un limone, o meglio la sua scorza grattata, al limite del giallo per evitare un amaro retrogusto.
Tre cucchiai di olio: di quello buono, evo senza discutere.
Pepe tritato al momento: quanto vi piace.
100 grammi di yogurt greco: buono anche quello che si vende in Italia.
Una decina di foglie di menta.


Consumate tiepido o freddo.
E poi accompagnatelo con quello che avete a disposizione. Meglio verdure grigliate o fritte (più golose) o altro. Se carne: costolette di agnello. Se pesce: tocchetti di spada appena infarinato e scottato. Buono anche da solo, con lattuga e cetriolo di fianco. In una ciotola è più bello che ridotto a cilindro dagli chef  stellati che "appaccottano" il riso per dargli dignità. Il sapore conta, non altro.
Fatemi sapere come va.

"La mia musa suona la cetra dei giorni, è domestica, dolente e speranzosa allo stesso tempo. Non racconta di imprese mirabolanti né di scopate stellari, né di angosce esistenziali, tantomeno di utopie salvifiche. Guarda la vita che la circonda e la rappresenta, desiderando a volte scavalcarla, abbandonarla per mete esotiche o verso parole tronfie e ansimanti, di quelle che gonfiano il petto d'orgoglio creativo. Poi mi dico che questo sono, questo riesco a fare e a dire. E allora mi pacifico nella consapevolezza dei miei limiti, nelle mie malferme certezze. La mia musa ha il volto di chi mi passa accanto in carne e ossa."

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