mercoledì 27 luglio 2016

Tessera azzurra o della serenità






La vita non è scorrimento ma intreccio. Per questo ci appare spesso faticosa, incomprensibile, e facile agli ingarbugliamenti. Io, che di vita racconto, qualcosa dovrei sapere di questa magica ingegneria, ma dipanare i nodi e ricomporre le esperienze mi trovano sempre inadeguata. La scrittura, che di vita si sostanzia, non fa eccezione anche quando simula, finge e pensa di plasmare dal nulla le esistenze di sbiaditi e talvolta sfuggenti personaggi. Scrivere allora prende il significato di imbastire legami tra visioni, tra le tessere di un ideale mosaico, di modo che il tutto riesca a comporsi nonostante i pezzi siano irregolari, dai bordi puntuti o stondati o mancanti di linee e colori e disegni che facilitino l’assembramento e la contiguità.  Nel puzzle a volte sembrano essere i vuoti a dare senso al tutto. Un azzurro di cielo, un verde di prato, un marrone di terra, tutti così uguali e indifferenziati. Eppure determinanti sineddochi.

Così sarà questa mia prima relazione di viaggio. Io metto a disposizione le tessere che ciascun animoso lettore potrà mettere insieme come può e come crede; e forse ci sarà qualcuno più bravo o più brava a stabilirne le connessioni. Così le mie sgrammaticate visioni mi torneranno più chiare, finalmente composte? 
Proviamo.

Tessera azzurra o della serenità: partiamo dall’Italia (Vasto) avvolti in un profumo da pasticceria. I biscotti di Lucia, Brutti ma Buoni (la denominazione è sua) spandono senza pudore effluvi di mandorle tostate, di zucchero e chissà quali altre luciferine sostanze. La Tamarra (nostra nave di Teseo) ci avverte: se proprio non resistete, fatelo prima della prossima curva. E poi richiudete la scatola per bene, altrimenti si inumidiranno!

 L’ingenua Tamarra finge di non sapere che, a voler trascurare il caldo della stagione, il tempo assegnato ai kaloi kai agatoi (belli e buoni) è segnato. Il primo che spezzo a metà (divisione equa di calorie e gusto) finisce in un gesto: bocca aperta e fauci che si richiudono triturando e mugolando.

- Hai visto come si sciolgono in bocca? Pensavo fossero più duri.

Il filosofo non può che annuire per esprimere il suo consenso.

Tamarra avverte: finiteli adesso, che poi vi dovete portare sul traghetto tutte le masserizie per la notte. Le felpe, il cuscino, i panini… sembriamo un carro gitano, manca solo un violino e un gatto! Tamarra borbotta, si sente parte della famiglia, ormai.

- Azz, vero. Finiamoli prima di entrare in porto, che non sappiamo nemmeno dove andare ed è la prima volta che partiamo da Bari per la Grecia.

Così finisce la prima pausa di viaggio: in uno sgranocchiare compiaciuto tra i denti, il palato e la lingua. Biscotti, addio. Sul sedile di dietro, in cima al mucchio selvaggio delle quattro cose irrinunciabili azzurreggia il prendisole ricevuto in regalo. Quella di Lucia e Antonio è la “casa degli amici”. Tu arrivi a rompere le uova nel paniere e ti danno da mangiare, ti fanno regali, ti permettono di gigioneggiare con le chiacchiere fino a lasciarsi stordire. Anche la mamma del piccolo Donato viene travolta. La prossima volta dovrò controllarmi, penso.

Questa è la vita che vorrei per sempre. Qualcosa in contrario?

E poi.
... continua

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