La vita non è scorrimento ma
intreccio. Per questo ci appare spesso faticosa, incomprensibile, e facile agli
ingarbugliamenti. Io, che di vita racconto, qualcosa dovrei sapere di questa
magica ingegneria, ma dipanare i nodi e ricomporre le esperienze mi trovano
sempre inadeguata. La scrittura, che di vita si sostanzia, non fa eccezione
anche quando simula, finge e pensa di plasmare dal nulla le esistenze di
sbiaditi e talvolta sfuggenti personaggi. Scrivere allora prende il significato
di imbastire legami tra visioni, tra le tessere di un ideale mosaico, di modo che
il tutto riesca a comporsi nonostante i pezzi siano irregolari, dai bordi
puntuti o stondati o mancanti di linee e colori e disegni che facilitino
l’assembramento e la contiguità. Nel puzzle
a volte sembrano essere i vuoti a dare senso al tutto. Un azzurro di cielo, un
verde di prato, un marrone di terra, tutti così uguali e indifferenziati. Eppure determinanti sineddochi.
Così sarà questa mia prima relazione
di viaggio. Io metto a disposizione le tessere che ciascun animoso lettore
potrà mettere insieme come può e come crede; e forse ci sarà qualcuno più bravo
o più brava a stabilirne le connessioni. Così le mie sgrammaticate visioni mi
torneranno più chiare, finalmente composte?
Proviamo.
Tessera azzurra o della serenità:
partiamo dall’Italia (Vasto) avvolti in un profumo da pasticceria. I biscotti
di Lucia, Brutti ma Buoni (la denominazione è sua) spandono senza pudore
effluvi di mandorle tostate, di zucchero e chissà quali altre luciferine
sostanze. La Tamarra (nostra nave di Teseo) ci avverte: se proprio non
resistete, fatelo prima della prossima curva. E poi richiudete la scatola per
bene, altrimenti si inumidiranno!
L’ingenua Tamarra finge di non sapere che, a
voler trascurare il caldo della stagione, il tempo assegnato ai kaloi kai
agatoi (belli e buoni) è segnato. Il primo che spezzo a metà (divisione equa di
calorie e gusto) finisce in un gesto: bocca aperta e fauci che si richiudono
triturando e mugolando.
- Hai visto come si sciolgono in
bocca? Pensavo fossero più duri.
Il filosofo non può che annuire per
esprimere il suo consenso.
Tamarra avverte: finiteli adesso, che
poi vi dovete portare sul traghetto tutte le masserizie per la notte. Le felpe,
il cuscino, i panini… sembriamo un carro gitano, manca solo un violino e un
gatto! Tamarra borbotta, si sente parte della famiglia, ormai.
- Azz, vero. Finiamoli prima di
entrare in porto, che non sappiamo nemmeno dove andare ed è la prima volta che
partiamo da Bari per la Grecia.
Così finisce la prima pausa di
viaggio: in uno sgranocchiare compiaciuto tra i denti, il palato e la lingua.
Biscotti, addio. Sul sedile di dietro, in cima al mucchio selvaggio delle quattro cose irrinunciabili azzurreggia
il prendisole ricevuto in regalo. Quella di Lucia e Antonio è la “casa degli
amici”. Tu arrivi a rompere le uova nel paniere e ti danno da mangiare, ti
fanno regali, ti permettono di gigioneggiare con le chiacchiere fino a lasciarsi
stordire. Anche la mamma del piccolo Donato viene travolta. La prossima volta
dovrò controllarmi, penso.
Questa è la vita che vorrei per
sempre. Qualcosa in contrario?
E poi.
... continua
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