mercoledì 28 settembre 2016

Di cosa parliamo quando parliamo di donne






E parliamo pure di questo nostro quotidiano. Di donne, per esempio, che, quando s’incontrano, si squadrano con occhio censorio, vagolante tra benevolenza e malignità. Signore a modino.

Io non ho mai pensato di essere da guardare, di essere una di quelle donne che fanno girare i galli cedroni per strada. Piccola e nera come il famoso pulcino della pubblicità, mi sono pensata al sicuro. Al riparo non solo da avance maschili, ma anche di invidia femminile. Mi ricordo benissimo che in una delle mie classi quando M. si alzava si sollevava un polverone tra i banchi: eccitati i buoi, schifate le buesse. I compagni e le compagne: i primi per l’eccitazione ormonale, le seconde per l’invidia schietta e feroce che trasudava da tutti i pori. Esperienza che forse molte docenti hanno fatto. Dico le docenti, perché i docenti non credo si siano mai posti il problema, aderendo d’istinto ai buoi.

A me non poteva capitare: passavo, e passo, inosservata. Non è che non sia sensibile alla seduzione, ma per me è sempre stata un fatto più sottile e, se si vuole, più totalizzante; del tipo, se mi vuoi, vieni a cercarmi; vieni a cercare quello che sono io davvero; se mi vuoi, prendimi l’anima. Lontana e aliena da ogni compiacenza. In verità la mia ricerca si concluse alla soglia dell’età adulta e continua ancor oggi in un percorso di conoscenza e amore estenuante, ma allo stesso tempo molto gratificante. Mi ritengo fortunata nell’aver saputo scegliere. Sì, io ho scelto, non mi sono fatta scegliere, per forza di cose.

Epperò la vita riserva delle sorprese. Riassumo il fatto, senza il quale non riuscirei a comunicare la mia sensazione di disagio.

Insieme alla mia amica incontro due ex colleghe a un evento cittadino. Saluti e convenevoli. Ci si siede in due file diverse delle poltroncine del Vanvitelliano, il salone ufficiale della Loggia, sede del Comune di Brescia. Alla fine della manifestazione una delle due, alta, grande e fica, mi viene incontro e mi mette le mani nei capelli, raccogliendoli a coda.

- Sono troppo lunghi, fatti la coda, staresti meglio.

Poi si corregge subito in un “saresti più bella”più educato e gentile.

Io fanfuglio qualcosa, senza dare peso all’alta, bianca (ora) e fica. Ci avviamo separatamente al bar per il rinfresco. In realtà io vorrei esimermi, ma non riesco. La mia amica mi prega di accompagnarla, e giù motivi vari che non interessano a questo discorso.

Sedute per ‘sto aperitivo del c., la signora ripete la manovra. Mi tira i capelli, poi li lascia andare. Sopraggiunge la sua compagna, in petite robe noir (sintetica) e perle di fiume al collo. Con evidenti e annosi problemi di alopecia.

- Sai, - ammicca, lei vuole fare l’alternativa.

La mia ironica e timida risposta si è persa nell’aria; non hanno ascoltato. Avrei voluto mandarle cordialmente affanculo, ma non potevo per la circostanza.

Mi è rimasto addosso un senso di disagio. Sarei dovuta essere contenta. Finalmente nella mia vita due galline si sono scomodate per me. Un tributo alla mia avvenenza senile? Ma quando mai. Poi ho riflettuto: alle ladylike ha fastidio una donna (anziana e loro coetanea) che va in giro con i capelli medusei, non domati dalla mano sapiente di un parrucchiere, spettinata, restia alle movenze dei bigodini, alla messa in piega che mi avrebbe forse trasformato in una signora per bene. In Bignardi mood. Mi hanno messo le mani tra i capelli, vi rendete conto? Come quando la direttrice suora della mia scuola veniva a mettermi la molletta alla frangetta per tenermi in ordine. Come quando mia zia, ero sua ospite, mi fece tagliare le trecce senza dirlo a mia madre che, poveretta, non mi riconobbe quando tornai a casa.

Mi sono sentita come qualcosa da sistemare, da mettere a posto per stare in quel luogo con loro. Come allora. Frugata e violata nel mio modo di essere. Inadeguata.

Cosa diciamo quando parliamo di donne? Non tutte, per fortuna. Ma oggi sono ancora incazzata. - Era solo invidia - mi conforta la mia amica. Invidia di che?
Non credo, c’era qualcosa di più, terribile e crudele, che non riesco ancora a circoscrivere nella categoria dell’invidia.

2 commenti:

  1. Te l'ho già detto tantissime volte: i tuoi capelli NON si toccano! Tu sei una Donna e le Donne trascendono qualsiasi moda, canone imposto, idiozia simile. Tu sei Maria e maria ha la pettinatura che decide e che le sta bene anche solo per il semplice fatto che sia qualcosa di originale che nessuno le ha suggerito. A me piaci così, con i bigodini sarei nella stessa condizione di tua madre quando ti ha vista senza trecce: non ti riconoscerei.

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  2. ;) Vale, come facciamo con queste donnette?

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